Volantinaggio Italia

Rai Kom

Datosi che questa pseudo-azienda è collegata a un’altra pseudo-azienda, la PiùComunicazione, posterò questa mia recensione anche alla pagina relativa l’altra “ditta”. Ho avuto l'enorme sventura di lavorare per questa “azienda” ed è stata una pessima esperienza. So che questa mia valutazione non riguarda il servizio reso ai clienti ma sono del parere che la serietà e la qualità di quella che vorrebbe essere una realtà imprenditoriale è un qualcosa ad ampio raggio comprensiva anche dei rapporti che questa intreccia con quelli che di fatto sono i propri dipendenti. Seppure fornisse un “buon servizio” ai propri clienti non è cosa buona fare la bella faccia con questi nascondendo il marcio al suo interno, nel suo modus operandi. Questi imprenditoruncoli bottegai di provincia mettono su una baracca di cartone che loro definiscono “azienda” e poi si danno arie da “manager”, da grandi capi, contrabbandando l’accattonaggio per “economicità” e scambiando lo strozzinaggio verso i propri dipendenti con un distorto concetto di “professionalità”. Vai a far capire a questi aguzzini che la professionalità sta anche nel rapporto coi dipendenti, sta nel fornire gli idonei mezzi di lavoro e non furgoni scassati, carrelli a brandelli (magari invitando i dipendenti stessi a provvedere di loro…) e che poi si arrangino. Vai a far capire a questi soggetti che lavorare con rigore e serietà non vuol dire spremere i propri collaboratori come dei limoni, che approfittare dei bisogni e della disperazione altrui non è certo da imprenditori professionali come tali soggetti vorrebbero ammantarsi di essere. Vai a far loro capire che non si rivela in pubblico dati personali forniti per motivi professionali, né è lecito sorvegliare i dipendenti coi telefonini aziendali. E che meritocrazia è dare qualcosa di più a chi rende di più e non di meno a chi rende normale. È poi ovvio e normale che in siffatte realtà pseudo-imprenditoriali, per “selezione naturale”, si ritrovino a lavorare a lungo termine solo poveri disperati, privi di ogni risorsa che consenta loro di trovare di meglio, privi di ogni forma di istruzione, cortesia e civiltà. Delle BESTIE, insomma. Ed è ovvio che delle bestie saranno trattate per ciò che sono: BESTIE DA SOMA atte ad essere spremute come agrumi. E vai a far capire a queste BESTIE che il lavoro non è un lasciapassare per fare i propri porci comodi. Il fatto che si sta lavorando non autorizza a contravvenire a ordinanze comunali, né al codice della strada, né a regole del vivere civile né al rispetto della proprietà altrui e a quant’altro. Il lavoro non autorizza a gettare rifiuti dal finestrino, a guidare come un folle, magari insultando e infastidendo gli altri utenti della strada, a far distribuire materiale pubblicitario senza far rispettare le strisce, mettendo in serio pericolo l’incolumità propria e altrui. Il fatto che mi sto recando sul luogo di lavoro non mi autorizza a camminare sui binari e commettere altre trasgressioni. E lavorare con solerzia non vuol dire essere schizzati e ammazzarsi di fatica ed esaurirsi. Ma le BESTIE DA SOMA e gli IMPRENDITORUNCOLI da bottega vivono in un connubio, una simbiosi armonica. E alla fine sono sempre i soliti quattro disperati a lavorare per questi pazzi fanatici da bottega. Si lamentano vicendevolmente gli uni degli altri ma in definitiva sono fatti gli uni per gli altri, privi come sono di ogni vero senso del lavoro, di ogni concetto di vera professionalità e di una genuina cultura di impresa. La loro è solo arte dell’accattonaggio coi mezzi più beceri e con un modus operandi da esauriti e schizzati e con metodi di retribuzione fai da te. Si tratta, in definitiva, della tipica azienducola che tratta i dipendenti come agrumi da spremere, col tipico atteggiamento da boss e da fotti fotti vicendevole e paranoico di questi posti e che non fa altro che insozzare ulteriormente il panorama professionale e imprenditoriale del luogo compromettendo sempre più il mercato del lavoro e dei servizi di queste infelici zone. Si tratta di una vera e propria peste. Giudizio conclusivo: PESSIMO!